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Basilica di San Nicola


FACCIATA PRINCIPALE

La facciata della Basilica di S. Nicola, racchiusa fra le due possenti torri, è tripartita da due lesene, poggianti su capitelli e colonne, corrispondenti alle navate interne.

La zona inferiore presenta tre portali: quelli laterali più piccoli, quello centrale più grande caratterizzato da un protiro cuspidato poggiante su due capitelli sorretti da colonne ottagonali, rette a loro volta da due possenti buoi. Nella fascia centrale dell’intera costruzione, al di sopra dei suddetti archi vi sono tre finestroni, in passato usati come nicchia di alcune statue (S. Nicola, S. Antonio e Immacolata Concezione), realizzate nel 1658 dallo scultore Michelangelo Costantino, precedentemente collocate sull’arcone che separa la navata centrale dal presbiterio e di lì rimosse nel 1742 per essere collocate nelle tre nicchie della facciata principale.

Nella fascia superiore vi sono cinque bifore, di cui due laterali addossate alle lesene e tre centrali, al di sotto del rosone. Il cornicione delle tre navate è sorretto da una teoria di eleganti archetti.



IL PORTICO MAI EDIFICATO

Sulla facciata era prevista la costruzione di un portico. I segni di questa intenzione sono ancora identificabili nei due archi ciechi sovrastanti i portali laterali, che possono essere considerati le imposte di due volte a crociera mai realizzate. Infatti il parametro murario al di sopra dei due archi, destinato a non essere a vista, si presenta sommariamente lavorato differenziandosi dalle altre parti della facciata, costruita con conci di pietra calcarea perfettamente squadrati.

Inoltre le due colonne che fiancheggiano il portale maggiore, su cui oggi si impostano le lesene, erano state pensate in origine quale sostegno di archi delimitanti lateralmente il portico, le cui imposte furono successivamente tagliate e raccordate con le lesene. L'intenzione di costruire un portico è attestata anche da un documento del 1090 in cui un certo Passaro vende alla Basilica di San Nicola la metà della chiesa di San Giovanni Evangelista, ricevendo in cambio due sepolture di cui una intus in atrio predicte ecclesie quod in antea se ibidem laborare debet” “all’interno dell’atrio della chiesa, che in quello stesso luogo deve essere costruito” (CDB, V, 16, p. 32).